Manifesto

La parola che nega se stessa. La specie includendo esclude, escludendo uccide. Il capitale che nelle menti richiama immagini di magazzini pieni, di forzieri carichi e di donne disponibili, il cui fine è l’accumulo, accatasta anime morte di corpi mai vissuti che marciano in terre recintate sorvegliate da telecamere armate. L’educare diventa un addomesticare e ciò che già è addomesticato viene recluso, torturato e forse dopo ucciso. Il liberalismo è la chiave che chiude le gabbie e che ci rende servi senza catene. Nati nel sangue, cresciuti nella tragedia. La natura è diventata bio, confezionata in scatole di plastica acquistabile in comode vaschette.
Della terra non resta neanche il sapore, spremuta, violentata, afflitta, mangiata, caricata di scarti indistruttibili sotto gli occhi impotenti perché non vedono altro che la comune ragione.
Noi siamo i non morti. Quelli che hanno perduto la ragione e la parola. Quelli che nella sintassi esprimono il loro opposto. E così il capitale diventa l’anti capitale, la specie diventa l’anti specie, della psiche l’anti psichiatria, liberalismo anti autoritarismo, il bio ecologismo. Vivendo la differenza vediamo tutti come ugualmente liberi di scegliere le proprie vite. Facciamo coesistere nel medesimo essere l’infinita pluralità che di viventi accomunati solo dall’uguale diritto a scegliersi la propria vita. Dove i media creano categorie noi unione. Dove sorgono confini noi condivisione. Siamo in ogni lotta fatta per riconquistare la libertà di esistere a proprio piacimento. Siamo tutto ciò che non può coesistere secondo la ragione comune, siamo ecologisti, radicali, lavoratori, disoccupati, femministi, proletari e sottoproletari, siamo pacifisti, siamo ugualitaristi, siamo animali, siamo piante siamo tutto ciò che secondo la comune ragione non può convivere.

Viviamo l’antitesi della realtà, l’opposto della ragione.
Dell’irragionevole facciamo la nostra ragione.

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